Domande frequenti


L’Ozono (O3), al pari di molti gas utilizzati quotidianamente, può risultare pericoloso se non utilizzato in maniera corretta. Lo stesso Ossigeno (O2), elemento fondamentale per la vita sul nostro pianeta, a particolari condizioni (elevate pressioni parziali - alte concentrazioni) risulta tossico e letale per l’organismo umano. L’Ozono è l’agente ossidante più potente che si possa utilizzare in ambito tecnico e questa caratteristica è alla base del suo impiego nel trattamento degli ambienti confinati, nel food e nella disinfezione di acqua potabile, acqua industriale, acqua per piscine e acque reflue. Attualmente sono in vigore dei limiti di esposizione per le concentrazioni di Ozono in aria a cui siano esposti i lavoratori:

  • TLV – TWA (ACGIH) 0,1 ppm (0,2 mg/mc);
  • TLV – STEL (ACGIH) 0,3 ppm (0,6 mg/mc).
Dato il suo caratteristico odore, l’Ozono è riconoscibile già a concentrazioni molto ridotte e innocue: in questo modo chi si trovi potenzialmente esposto ad un rischio viene già preavvertito, con largo anticipo rispetto al raggiungimento di concentrazioni elevate e potenzialmente dannose per la salute. L’odore non costituisce, comunque, un indice attendibile della concentrazione presente nell’aria in quanto, in un breve tempo di esposizione si verifica una assuefazione all’odore stesso. In base alla concentrazione, l’Ozono presenta un odore con sentore di chiodi di garofano, fieno o cloro. Il valore di soglia per percepirne l’odore è pari a ~0,02 mg/m3 (~0,01 ppm), con il valore MAK (ovvero la concentrazione massima consentita sui posti di lavoro in Germania) che si attesta su 0,2 mg/m3 (~0,1 ppmv) o 0,1 ml/m3.

Tuttavia la ricerca e la tecnologia ci vengono in aiuto dandoci gli strumenti e la preparazione necessari al raggiungimento dell’obiettivo di utilizzare l’Ozono in totale sicurezza, al massimo delle sue proprietà benefiche.
Vuol dire quanto ozono viene immesso nell'ambiente. La dicitura "ppm" è un tipo di unità di misura, in esteso "parti per milione": è una unità di misura adimensionale che indica un rapporto tra quantità misurate omogenee di un milione a uno (fonte Wikipedia). In sostanza, dice quante parti di ozono ci sono in un volume dove sono presenti 1 milione di parti di aria complessiva. Più semplicemente, si utilizza una misurazione apriori, ovvero i g/h (grammi/ora) che ci indicano l'effettiva quantità prodotta dal generatore di ozono.
Sono due valori indicativi del range di utilizzo dell'impianto. Fondamentalmente un generatore di ozono potrebbe essere programmabile a piacimento fino al valore massimo teorico producibile da quel tipo di impianto. La relazione tra prodotto e concentrazione è molto importante al fine del miglior risultato finale. Solitamente si usano alte concentrazioni di ozono, in modo tale da favorire la velocità di azione sul prodotto. Casi sperimentali indicano che: nelle FRAGOLE e nelle PESCHE si ha una reale diminuzione della carica batterica; nelle ALBICOCCHE si ha un arresto della proliferazione ed un iniziale e graduale arretramento della carica batterica; negli AGRUMI si ha immediatamente una diminuzione del 20% della carica batterica superficiale, per poi avere un costante miglioramento per tutto il periodo di trattamento. Questi risultati, differenti anche se leggermente, mostrano come le diversità delle composizioni chimico-fisiche dei frutti giocano per l'azione dell'ozono. Infine occorre sottolineare che i miglior risultati in materia di qualità e tempo, si ottengono con alte concentrazioni di ozono; e se se ne volessero utilizzare di basse? L'azione non cambia, il prodotto della reazione è sempre un frutto sanificato; tuttavia cambia il tempo di trattamento, che può variare di molto. Qui bisogna dare conto perciò del reale bisogno che si ha: usare maggiori concentrazioni implica un utilizzo più performante della macchina, minori concentrazioni invece favoriscono un minor consumo di energia.
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